SOLO L’AMORE CREA CENTRO NAZIONALE MILIZIA DELL’IMMACOLATA presso Collegio San Bonaventura - Seraphicum Via del Serafico, 1 - 00142 Roma - Tel. 06 51503273 centroITALIAMI@GMAIL.COM  SOLO L’AMORE CREA CENTRO NAZIONALE MILIZIA DELL’IMMACOLATA presso Collegio San Bonaventura - Seraphicum Via del Serafico, 1 - 00142 Roma - Tel. 06 51503273 centroITALIAMI@GMAIL.COM
Chiara Ferragni  il crepuscolo degli dei? Ogni tempo e ogni società ha gli dei che si merita e non bisogna bestemmiarli, pena l’ostracismo sociale e culturale (?). Chi poteva parlare male della Ferragni? Questa donna “affascinante e bellissima”, entrata definitivamente nell’olimpo italiano dopo la sua performance al festival di Sanremo 2023, col “vestito senza vergogna” che la faceva sembrare nuda senza che lo fosse, lasciando delusi i guardoni.  Momenti di gloria che la consacravano a valchiria-difensora delle donne, apostola di diritti conculcati; un’immagine certamente migliore di quello del marito, che subiva senza cenni di ribellione, in diretta,  il bacio e la simulazione sodomitica di Rosa Chemical (che ad onta del nome dovrebbe essere pur sempre un maschio) nello stesso festival.  Momenti di gloria oscurati (perora) dall’improvvida inchiesta della Procura milanese sul pandoro Balocco. Non trovo emozionanti i particolari giudiziari della vicenda, né le lacrime versate dalla povera Chiara nel video in cui chiede scusa e promette riparazione. Non trovo emozionanti i commenti dei followers delusi che la abbandonano in buon numero. E’ invece interessante e sintomatico della decadenza della nostra società l’immenso spazio che i massmedia dedicano all’intera vicenda. L’avevano incensata in una gara a chi riusciva a dire di meglio. Qualcuno l’ha raffigurata come “Madonna con bambino”, “Santa Chiara dei miracoli”, “principessa del popolo”, che col marito riesce “a raddrizzare le storture del nostro quotidiano democratico”, compresa fra le “eroine che hanno fatto I’Italia”, grande attrice, la “persona più influente del mondo”,  “divinità contemporanea nell’era dei social”. E ora? Ciò che però veramente rattrista e preoccupa, addolora e sconsola, è che milioni di persone, giovani soprattutto, continuino ad idolatrare il personaggio, attenzionando i suoi vestiti, i suoi gioielli ed i suoi trucchi, e seguendo con grande apprensione le sue vicende. Ciò dà l’esatta misura del livello del nostro tempo, degli dei che ci meritiamo e di come sia facile per essi giungere ad un improvviso crepuscolo.  Ma nella società virtuale ed imbecille in cui viviamo sono possibili quelle resurrezioni precluse ad Odino e compagnia. Basta saperci fare con la comunicazione ed il duo Fedez-Ferragni ha sempre dimostrato di saperci fare egregiamente. E se non riuscissero? Beh, qualche soldino per la vecchiaia lo hanno pur messo da parte. Intanto si muore a Gaza ed in Ucraina, nello Yemen ed in Sudan, in Libia ed in Nigeria. E l’elenco potrebbe continuare con tanti luoghi di questo povero pianeta; non ultimi quelli, tantissimi, in cui le madri hanno il “diritto sessuale” di sopprimere nel proprio ventre i propri figli. Ma questo preoccupa molto meno delle angosce di Chiara. DIEGO TORRE GLI ANIMALI NEL VANGELO IL GALLO Il gallo è un animale nobile, orgoglioso, bellicoso. Nel Vecchio Testamento viene citato solo due volte. Il Libro di Giobbe lo considera un animale intelligente: “Chi ha dato al gallo intelligenza?” (Gb 38,36), mentre il Libro dei Proverbi lo definisce aggressivo (Pr 30,31). Nei Vangeli viene citato tredici volte, soprattutto nel rinnegamento di Pietro. Il Vangelo di Marco lo cita anche a proposito della vigilanza: “Vigilate, dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!» (Mc 13,35-37). Non sappiamo quando tornerà il Signore della gloria, per questo siamo chiamati ad essere vigilanti, svegli, attenti, perché non ci sorprenda il sonno: lo stordimento delle cose effimere, vuote, mondane. Non sappiamo quando tornerà il padrone di casa: “Alla sera, a mezzanotte, al canto del gallo, o al mattino”, indica la suddivisione dei turni notturni dei soldati romani. Il canto del gallo ci tiene svegli, vigilanti, pronti ad accogliere il padrone di casa. Chi non veglia, rischia di assopirsi, di lasciarsi prendere dal sonno, com’è accaduto a Pietro nel Getsemani (Mc 14,37), e nonostante l’annuncio del rinnegamento riportato da tutti e quattro i Vangeli. Il Vangelo di Marco:  “Allora Pietro gli disse: «Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò». Gesù gli disse: «In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte». Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Se anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano anche tutti gli altri” (Mc 14,29-31). Il Vangelo di Matteo: “E Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai». Gli disse Gesù: «In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte». E Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli” (Mt 26,33-35). Il Vangelo di Luca: “Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli». E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte». Gli rispose: «Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi» (Lc 22,31-34). Il Vangelo di Giovanni: “Simon Pietro gli dice: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte» (Gv 13,36-38). Pietro è il discepolo dagli alti e bassi, pronto a dare la vita per Gesù, ma anche pronto a fuggire alla prima occasione: noi non saremmo stati migliori! Gesù gli annuncia il rinnegamento, ma Pietro è troppo sicuro di sé, crede di farcela con le sue forze: fa il galletto, ma sentirà cantare il gallo! Nel Vangelo di Marco, il gallo, canterà per ben due volte, mentre nei Vangeli di Matteo, Luca e Giovanni canterà una sola volta. Il suo canto ricorderà al capo degli Apostoli l’amarezza del rinnegamento riportato da tutti e quattro i Vangeli. Il Vangelo di Marco: “Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo fissò e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». Ma egli negò: «Non so e non capisco quello che vuoi dire». Uscì quindi fuori del cortile e il gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è di quelli». Ma egli negò di nuovo. Dopo un poco i presenti dissero di nuovo a Pietro: «Tu sei certo di quelli, perché sei Galileo». Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell'uomo che voi dite». Per la seconda volta un gallo cantò. Allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte». E scoppiò in pianto” (Mc 14,66-72). Il Vangelo di Matteo: “Pietro, intanto, se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». Ed egli negò davanti a tutti: «Non capisco che cosa tu voglia dire». Mentre usciva verso l'atrio, lo vide un'altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». Ma egli negò di nuovo giurando: «Non conosco quell'uomo». Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: «Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!». Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell'uomo!». E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: «Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte». E uscito all'aperto, pianse amaramente” (Mt 26,69-75). Il Vangelo di Luca: “Pietro lo seguiva da lontano. Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro. Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «Donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei di loro!». Ma Pietro rispose: «No, non lo sono!». Passata circa un'ora, un altro insisteva: «In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito, pianse amaramente” (Lc 22,54-62). Il Vangelo di Giovanni: “Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò (Gv 18,25-27). A riconoscere Pietro, sono “una serva e i presenti”, secondo il Vangelo di Marco; “due serve e i presenti”, secondo il Vangelo di Matteo; “una serva e due uomini”, secondo il Vangelo di Luca, “una portinaia, i presenti e un servo del sommo sacerdote”, secondo il Vangelo di Giovanni. Lo riconoscono mentre si scalda al fuoco, forse illuminato dal fuoco stesso, secondo i Vangeli di Marco, Luca e Giovanni, ma anche dall’accento galileo, secondo i Vangeli di Marco, Matteo e Luca. Appena riconosciuto Pietro nega di conoscere Gesù. Al secondo riconoscimento nega nuovamente, persino giurando, secondo il Vangelo di Matteo. Al terzo riconoscimento: “Cominciò a imprecare e a giurare”. Il rinnegamento di Pietro sembra seguire una graduale escalation per gravità: nega inventando, nega giurando, nega giurando e imprecando. Il canto del gallo gli ricorda le parole di Gesù: “mi avrai rinnegato tre volte”. Il “canto del gallo” è il promemoria, il nodo al fazzoletto fatto da Gesù a Pietro.  Al canto del gallo, le parole di Gesù si riaccendono nel cuore di Pietro che scoppia in pianto, secondo il Vangelo di Marco, in un pianto amaro, secondo i Vangeli di Matteo e Luca. Il Canto del gallo ricorda a Pietro, e a tutti noi, il grave rischio di rinnegare Gesù. Non solo il gallo, ma anche la gallina, con i pulcini, sono citati da Gesù nel Vangelo: “Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!” (Mt 23,37).  Gesù per esprimere la tenerezza di Dio usa l’immagine della gallina che raccoglie i pulcini sotto le sue ali. Come una chioccia raccoglie i pulcini sotto le sue ali per proteggerli, custodirli, difenderli, così Dio ci custodisce, protegge e difende sotto le sue ali. È un’immagine toccante, emozionante, commovente. Dio si prende cura di noi fino a questo punto…  Anche il Vangelo di Luca riporta queste parole di Gesù: “Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina la sua covata sotto le ali e voi non avete voluto!” (Lc 13,34).  Il Vangelo di Luca addirittura parla di covata, di vita embrionale: dal momento della fecondazione, all’ultimo istante della vita, siamo nelle mani di Dio, sotto le sue ali. Nulla potrà nuocerci. Gesù per esprimere questa immagine si è servito della gallina, della covata e dei pulcini. La gallina e i pulcini fanno riaffiorare in noi l’immagine della tenerezza di Dio, mentre il gallo ci fa riflettere sulla nostra fedeltà a Cristo. P. Maurizio De Santis